Un’avventura alle soglie dell'esame di maturità. Un amore in erba. Un padre padrone. E una bottiglia nascosta nella “villa del polacco”. Ha debuttato ieri a Milano Fiumi, di (e con) Carlo Della Santa: un racconto sui sogni dell'adolescenza, sugli amori acerbi e sul senso della vita. I diciottenni Ciaccia, Hemingway e Tommy sono determinati a vivere una storia molto speciale prima che i loro destini si separino: recuperare una bottiglia nella cappelletta sconsacrata di una casa disabitata.
Entrare nella "villa del polacco"- protetta dai rovi e incastonata tra le dune di un fiume - sembra un'avventura perfetta. Incuranti degli ammonimenti di un vecchio barcaiolo, si apprestano a vivere un'esperienza indimenticabile.
Del resto, a 18 anni, a che servono i consigli di un vecchio?
E così, un po' per noia e un po' per passione, i “tre uomini in barca” partono. E, durante il tragitto, si raccontano: il sesso agli esordi, l'idea di andarsene lontano a cercare fortuna, il posto fisso caldeggiato dai genitori, la voglia di essere liberi.
Il futuro è - a dir poco - un progetto. E la speranza non ha ancora subìto le ingiurie del tempo: tra sogni, ricordi e l’ombra di un padre poco permissivo, si snoda il viaggio verso la casa misteriosa. Che, si dice, ospiti ancora riti satanici. Pagaiando e esplorando, la bottiglia diventa il santo Graal, l’avventura un girone dantesco e il viaggio la scoperta di sé.
Il monologo è ricco di battute tra il Ciaccia (un tipo maldestro che proprio non ci sa fare con le mani), Hemingway (che sposa la passione letteraria e l'amore per il fiume con un destino maledetto) e Tommy, la voce narrante.
Il fiume si rivela così la metafora della vita: placido o irrequieto, si snoda tra le anse e le secche di un percorso antico, mentre gli alberi affondano le radici sulle sponde regalando stabilità e protezione. Il suo destino è segnato: arriverà al mare.
Come in ogni viaggio che si rispetti, piano piano il traguardo lascia spazio al percorso: i tre amici riusciranno a entrare nella misteriosa casa protetta dal buio che ne delinea a malapena i contorni. Troveranno la loro bottiglia e brinderanno ai giorni spensierati e ai tempi felici. E, al ritorno, non saranno più gli stessi.
Fiumi è una metafora sulla vita e un inno all’ambiente che ci circonda: parla di amicizia, di ecologia, di scelte e di destino. Ed è un omaggio a due classici del cinema hollywoodiano: Stand by me di Rob Rainer (la storia di tre dodicenni in cerca di un fantomatico cadavere lungo i binari della ferrovia) e Fandango di Kevin Reynolds, con un giovanissimo Kevin Costner che intraprende un folle viaggio nel canyon americano prima di partire per il Vietnam. Anche in Fandango alla fine gli amici stapperanno una bottiglia: "A tutti noi per Dio! A noi, a Dom (Perignon) e ai privilegi della gioventù! A quello che siamo e a quello che eravamo.... E a quello che saremo”.
Perché, in fondo, è il viaggio che dà il senso alla meta. Ed è l'amicizia che lo rende speciale. Ma la vita dei tre amici del fiume non si snoderà come avevano previsto: Hemingway sceglierà di fermarsi lì diventando tutt’uno con la natura e ricalcando la tragica fine del suo autore preferito. Tommy non sposerà Valentina, né diventerà un militare con il posto fisso, come voleva suo padre. E anche al Ciaccia il destino riserverà alcune sorprese.
In questo bel lavoro di Carlo Della Santa si raccontano i temi dell’amicizia, dell’avventura, della ricerca di sé, della natura da salvare, della gioventù spensierata e di un futuro tutto da scrivere. Anche i tre liceali, come il fiume, arriveranno alla foce. Dovranno solo scegliere come.

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