A Mosca nel 1931 la vita è dura e ancora risuonano gli echi della guerra e della rivoluzione. Mentre la fame e la miseria accompagnano vite precarie, e intere generazioni sono destinate all'insicurezza, un letterato (il Maestro) viene ricoverato in manicomio per avere scritto un romanzo incentrato su Ponzio Pilato. Qui incontra Ivan, mediocre poeta di regime che gli racconta il suo spaventoso incontro con Satana.
Il maestro e Margherita è una rilettura dell'opera di Michail Afanas'evič Bulgakov: Nicola D’Emidio e Chiara Sarcona interpretano numerosi personaggi ai confini della follia.
Come da manuale, il Maestro accetta di vendere l’anima al Diavolo - che si presenta sotto le vesti di un attore e di un esperto in magia nera - per riavere la sua amata Margherita. E, come nel Faust di Goethe, si convince che il Grande Tentatore potrà sollevarlo dalle sue miserie, fargli superare ogni ostacolo imposto dal destino e salvarlo dall’inevitabile sofferenza.
Ispirato ai grandi temi della letteratura classica - la lotta tra il bene e il male, la tentazione e la corruzione, l’amore e il dolore - il racconto di Bulgakov si svolge su più livelli: il presente viene arricchito e "distratto" da innumerevoli ricordi e digressioni dei protagonisti.
La lettura dell'autore - nato a Kiev nella Russia zarista e morto a Mosca nell'Unione Sovietica - ha, inevitabilmente, una lettura più atea e più sociologica di quella del Faust o della Divina Commedia.
La riduzione teatrale del regista Mario Gonzales lo arricchisce di ironia e di satira grottesca, ma porta con sé - come impone ogni classico che si rispetti - un ineludibile monito: nella vita basta poco per imboccare la strada del male.
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