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Visto per voi: Platone, "La Repubblica"

Qual è il governo più giusto? Qual è l'origine del bene? E come si applicano le norme del buon governo? All'alba della politologia moderna c'è Platone, con le sue decine di opere che classificano - per la prima volta nella storia nel pensiero - quasi tutto lo scibile umano.

Lo spettacolo rilegge in chiave attuale La Repubblica, dieci volumi del filosofo greco sull'idea di buon governo.

In scena fino a mercoledì 7 febbraio al Carcano di Milano (corso di Porta Romana 63), c'è La Repubblica: da Platone, Aristofane, Eschilo. Cosa ci resta? Regia e drammaturgia di Omar Nedjari. Assistente alla regia, Michele Iuculano. Con Alex Cendron, Sergio Longo, Stefano Orlandi, Marika Pensa, Giuseppe Sartori.

La pièce mantiene il metodo dialettico preferito da Platone: definizione di un'idea e confutazione. Si chiede il regista: possiamo riconoscerci nella via tracciata dal maestro greco? La risposta è un no (categorico). A ben guardarla, in effetti, la Repubblica platonica mostra oggi qualche crepa: la censura delle idee, la soppressione di deboli, malati e malformati, la gestione da parte dello Stato dell'educazione dei bambini o anche il comunismo platonico. Messi in pratica, molti di questi suggerimenti si sono rivelati mostruosi.

Del resto, parecchi illuminati maestri hanno dato lo spunto a pessimi allievi. Ma se è vero che a trarre ispirazione dall'idea platonica di Stato sono stati regimi più che discutibili, ha senso ricordare che Platone vive e scrive in un contesto molto diverso dal nostro, dove i valori, le consuetudini, la comunità e il potere sono ben lontani da quello che oggi consideriamo l'ideale di buon governo.

Non solo dal greco ci separano 2500 anni di storia: la sua speculazione filosofica è - all'epoca - circoscritta all'agorà di una manciata di saggi ateniesi. E, probabilmente, non ambisce a diventare politologia. Primo a scrivere una teoria coerente sull'idea di governo, Platone vive il destino di tutti gli anticipatori: essere seguiti, avversati, interpretati. Il suo pensiero politico, una parte minima della sua immensa opera di classificazione del mondo, servirà a numerosi teorici che hanno costruito modelli di Stato spesso divergenti.

Platone l'anticipatore. Platone l'idealista. Platone l'allievo (e il maestro). Platone da copiare, confutare e da rigirare come un calzino. Lo spettacolo di Omar Nedjari mostra come se ne possa fare un pessimo uso. I filosofi, si sa, vengono spesso tirati per i capelli.

Eppure, anche se l'idea di Stato di Platone non può essere tout court alla base del "nostro" buon governo, probabilmente la cultura greca ha ancora qualcosa da insegnarci. A partire dalla dialettica.

Restiamo nani sulle spalle dei giganti.







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