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ANTONIO MOCCIOLA

DRAMMATURGO

NAPOLI

Biografia


Antonio Mocciola (Napoli, 1973), giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore teatrale, ha al suo attivo pubblicazioni di successo (Le belle addormentate, Addosso) e importanti collaborazioni artistiche (Piera Degli Esposti, Franco Battiato, Giuni Russo, Pino Strabioli). Tra le tematiche dei suoi lavori, i diritti civili, specie in campo lgbt e la storia dell'antifascismo.


SINOSSI - CARTOLINE DA CASA MIA



A un primo giudizio superficiale basterebbe il termine disadattato per liquidare un giovanissimo uomo che decide di isolarsi in una stanza, proprio nell’età in cui, teoricamente, siamo chiamati alla vita. Lo fa rinchiudendosi per giorni, mesi, forse per sempre. È il fenomeno degli Hikikomori giapponesi, persone che scelgono l'isolamento volontario, riconosciuto sempre di più anche in Italia. "Fosco rappresenta questa realtà simbolicamente nudo, in una scena altrettanto nuda, all’interno di un quadrilatero luminescente. Il giovane ci comunica il suo disagio, il suo esilio interiore, la fuga dalle maschere di Pirandelliana memoria, scrivendo cartoline ai suoi ex-affetti, da cui ha preso le distanze. Fosco ci parla dal nulla. I suoi appelli cadono nel vuoto. Gesti d’amore che forse nessuno ha voluto capire, raccolti nella deriva nichilista ed eroica delle sue parole". Antonio Mocciola





SINOSSI - NEL VENTRE



Nel 1987, nell'indifferenza generale dei media, chiude l'ultima miniera di zolfo in Italia. Si trovava in Sicilia, nel nisseno. Anni prima, 35 minatori hanno perso la vita per annegamento, a seguito di un forte nubifragio nella zona. In un monologo serrato e senza momenti di tregua, rivive la voce dell'ultimo zolfataro, Sebastiano. Un ragazzo che entra “caruso” (ragazzino) ed esce uomo, attraverso lancinanti esperienze di vita e lavoro, che lo forgeranno e lo cambieranno inevitabilmente. Costretti a lavorare dall'alba al tramonto, senza tregua, i piccoli minatori siciliani sono privati degli abiti, di ogni minimo diritto umano e incssano stipendi da fame nera.

Quello dei carusi è uno scandalo protratto per secoli, fino alla chiusura degli impianti, che ha lasciato disoccupazione e desolazione. Le parole di Antonio Mocciola e la regia di Marco Medelin fanno rivivere l'incubo di un ragazzo qualunque, intrappolato in un inferno che non aveva previsto, vittima del sogno di un progresso illusorio, e di un'indipendenza che non avrà mai. Salvo Lupo, giovane attore siciliano, recita dall'inizio alla fine completamente nudo, così come lo erano questi lavoratori nel ventre della terra, rendendo ancora più scabroso e crudele il racconto di Sebastiano, le cui parole pesano come macigni sulla coscienza di un'Italia perduta, assassina di migliaia di suoi incolpevoli figli.




SINOSSI - IL SANGUE NON E' ACQUA



Dialogo profondo tra padre e figlio. Una fitta corrispondenza in cui Franz mette a nudo la sua anima, le sue angosce e soprattutto la sua paura verso un padre che sembra un modello irraggiungibile. Nelle pieghe del rapporto tra le due generazioni si toccano tutte le sfumature dell'amore non corrisposto. Amore è anche eros e, in questo complesso di Edipo, ogni sguardo è giudizio, ogni carezza una frustata: crocifiggere un figlio per compiacersi del proprio potere. Un viaggio profondo nell'anima.




SINOSSI - I MALI MINORI



Un matrimonio gelido, combinato dalle due famiglie, sopprime due nature opposte, destinate fatalmente ad esplodere nella loro vitale, insopprimibile verità. Liberamente ispirato ad uno dei romanzi meno noti di Andrè Gide, L'immoralista, il testo di Mocciola scava nell'ipocrisia della forma per estrarre, con lucida brutalità, i fondi più scuri dell'anima umana. La regia di Diego Galdi e la potente prova attoriale di Alessandro Grima e Valeria Bertani contribuiscono a confezionare un "carillon dark" che non lascia un minuto di respiro.




SINOSSI - DELEDDA'S REVOLUTION



La rivoluzione dei Deledda: quella di Grazia, riuscita, quella di Santus, fallita. Destino opposto per due fratelli anomali, nati in una Sardegna ottocentesca e lontanissima dal resto del mondo. Lei, divorata dal sacro fuoco dell'arte e dell'ambizione, donna osteggiata da tutti, ma capace di arrivare sul tetto del mondo, contro ogni pronostico. Lui, primogenito e coccolato, ma vinto dall'alcolismo e da un amore - scandaloso (e non ricambiato), al cui fallimento non resiste. Entrambi accomunati dalla stessa ferita. Ferita reale, fisica, bruciante. Lui sul braccio, lei sulla guancia. Avranno il tempo di accettarla, ma non di guarirla.

Luca Pala, nuorese doc proprio come tutti i Deledda, porta per la prima volta sul palco la controversa figura di Santus, fratello della celebre Grazia, premio Nobel per la Letteratura 1926, qui interpretata da Valeria Bertani. Il testo di Antonio Mocciola e la regia di Diego Galdi scavano in aspetti inediti di una vicenda letteraria e umana troppo poco conosciuta, che emoziona e sorprende nella sua lampante modernità.

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