Biografia
Drammaturgo, attore, regista e pedagogo. Nasce a Vercelli nel 1975, si diploma come attore alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2001. Attualmente lavora per il Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia. Dal 2003 è membro del Teatro dei Sensibili di Guido Ceronetti. Nel 2007 partecipa al Festival Internazionale INT-Presenta in Argentina, con lo spettacolo Faust. Ha curato diversi allestimenti tra cui, nell'aprile, 2011 la regia del Rigoletto di Verdi per il Teatro Regio di Torino. Tra il 2008 e il 2014 ha tenuto corsi di regia all'Accademia di Brera di Milano e diversi seminari in Università di Cile e Argentina.
Nel 2010 si classifica terzo al Premio Internazionale di Poesia Mario Luzi, sezione inediti. Finalista al Premio Per Voce Sola 2014, con il testo Sei tu. Nel 2017 è autore e interprete dello spettacolo Alfredino, l'Italia in fondo a un pozzo, per il quale vince i premi come Miglior Spettacolo e Miglior Drammaturgia al Doit Festival 2017 di Roma. Vince inoltre il premio Fersen 2022 alla regia.
Nel 2020 è autore e interprete dello spettacolo Il Bel Paese, sulla storia della lingua italiana nel teatro, andato in scena ad Addis Abeba, Pretoria e Durban, in coproduzione con l'Istituto di Cultura Italiana di Pretoria e con il Centro Teatrale MaMiMò.
Nel 2021 scrive e dirige Stelle Nere, per il Centro Teatrale MaMimò di Reggio Emilia, spettacolo vincitore della menzione Miglior Drammaturgia al Doit Festival 2022 di Roma. Nel novembre 2022 debutta Patria Il paese di Caino e Abele monologo sugli gli anni di piombo in Italia, di cui è autore ed interprete, in coproduzione con il Centro Teatrale MaMiMò e la compagnia Eco di Fondo.
Il suo testo Kobane è finalista del Premio Drammaturgico Internazionale Carlo Annoni 2023.
PATRIA IL PAESE DI CAINO E ABELE
SINOSSI
La storia di due fratelli che ripercorrono le vicende dell'Italia del dopoguerra. Un racconto inevitabilmente tragicomico dove le vicende dei due si mescolano a quelle di una nazione che attraversa gli anni di piombo: stragi, tentativi di golpe, terrorismo, lobbies, mafie e l'ombra dei servizi segreti. La biografia di famiglia è vista attraverso gli occhi di un personaggio che tutti considerano lo scemo del villaggio: da quando ha battuto la testa da piccolo, forse per colpa del fratello, viene chiamato Abele. Questa specie di "idiota" di Dostoevskij cerca spasmodicamente le tracce del fratello Caino scomparso nell'attentato ferroviario dell’Italicus.
"E se mio fratello non se ne fosse mai andato?". "E se fosse lui, il terrorista?". "E se fosse un mafioso?". "O un latitante?". "Forse è morto in uno dei mille misteri che avvolgono quegli anni". Le ipotesi si susseguono, le tracce della verità si perdono in tanti rivoli e il racconto "storico" diventa inevitabilmente tragicomico. I fratelli come metafora della storia, il buco della serratura dal quale guardiamo il passato. "Non era una gran vita” - confessa Abele - “non era un gran paese. Ma era la mia, la nostra Patria. E adesso non c’è più. Adesso non ci siamo proprio più”.
IL CONFINE
SINOSSI
Il Confine affronta un tema che - prima o poi - ha colpito tutti: quello del confine, o meglio del confinamento. Il Confine è uno spettacolo interattivo nato dall’esperienza di confinamento vissuta durante il lockdown. Fabio Banfo racconta in modo ironico e poetico i vari “confini” che contraddistinguono la vita del nostro tempo: il confine della pelle, quelli della mente, il confine tra i generi, quelli geografici e quelli tra le persone. Immaginate di stare in un condominio: in ciascuna abitazione un personaggio diverso portatore di un diverso punto di vista sulla condizione umana e i suoi limiti fisici, psicologici, culturali. Diversi spaccati di umanità si confrontano e reagiscono in modo diverso al Confine. In scena, un attore che interpreta tutti i personaggi: accompagnato da un musicista, con chitarra elettrica e basi elettroniche, dà vita a diversi mondi sonori.
ALFREDINO
(l'Italia in fondo a un pozzo)
SINOSSI
Lo spettacolo è il racconto della tragica vicenda del piccolo Alfredo Rampi, precipitato a 36 metri di profondità nel pozzo di Vermicino, e dei tentativi di salvarlo nelle 36 ore successive. Una storia che ha sconvolto il paese nel 1981, con la prima diretta no-stop a coprire un caso di cronaca, un evento mediatico che doveva documentare una storia a lieto fine e che alla fine si è trasformato in uno shock collettivo nazionale. Una storia che assomiglia a mille altre storie italiane, fatta di improvvisazione, approssimazione, coraggio, cialtroneria, conflitti tra poteri, politica, vanità, avente come protagonisti macchiette, nani, acrobati, eroi, mezzibusti, politici…come se quel pozzo avesse avuto il potere di risucchiare come in un gorgo tutto il paese per poi risputarlo fuori sempre uguale a se stesso, eppure per sempre mutato. Per molti dei commentatori dell’epoca quell’evento segnò un punto di non ritorno, una sorta di svolta. In quegli anni nasceva la Tv privata. Si realizzava quel mutamento antropologico che Pasolini (morto lo stesso anno in cui nasceva Alfredino) aveva profetizzato.