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"Il mio Foma immaginario"

Foma Fomic vuole rivoluzionare il mondo dell’opera lirica con l'idea di allestire una produzione nuova, che abbracci l'arte da Beethoven ai Beatles. La grande occasione arriva da un invito a partecipare alla trasmissione Sottovoce, di Gigi Marzullo.

Ne nasce un progetto ad ampio spettro, arricchito da un dialogo surreale con il suo doppio, una specie di Foma interiore che spesso lo riflette ma, a volte, non gli corrisponde.

Un po’ adulto e un po' bambino, Foma immagina un successo travolgente, un pubblico in estasi, un'opera memorabile. E - nel suo viaggio verso l'inevitabile successo - parte dalla musica per spaziare su riflessioni più ampie, arricchite dal un contraddittorio puntiglioso del suo amico di fantasia.

Che lo rintuzza, lo stuzzica e, perché no, forse vuole cambiarlo. “Il mio Foma immaginario” è un viaggio semiserio sulle proprie fratture interne, sui conflitti tra realtà e rappresentazione, tra realismo e idealismo, tra le fantasie dell'infanzia e la smaliziata (e ottusa) furbizia dell’età adulta.

Nel solco del teatro canzone, un po' surreale e un po' finto-ingenuo, si snoda un testo ostinatamente visionario, ma non necessariamente leggero. Un po' fuori moda e un po' fuori posto, Foma-Pollicino semina sassolini per tracciare la strada che porta a se stessi.

Foma Fomic, in arte Giovanni D`Avanzo, propone - come da tradizione - un personaggio stralunato, a tratti ironico e disincantato. L'esuberante Elisa Pittau (il suo doppio a trazione autonoma) lo stuzzica, lo incita e prontamente lo mette in riga. Sarà per questo che l'improbabile coppia ci rammenta una nota battuta di Woody Allen: "ho appena incontrato un uomo meraviglioso. Non è reale, ma non si può avere tutto".



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