"Non sono scappato papà. Ho fatto la valigia e sono uscito per strada. La mia strada.”
Sabato 23 marzo Sergio Scorzillo riporta in scena "Prodigus", parabola contemporanea del figliol prodigo descritta (solamente) dall'evangelista Luca: “tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
In una famiglia di agricoltori, ai giorni nostri, un fratello lascia tutto e se ne va per inseguire un sogno: il palcoscenico. L'altro resta in azienda a tirare avanti la baracca: “Mi sentivo in colpa. Di che cosa io non sapevo”.
"Prodigus"è il racconto (molto) autobiografico di un giovane che dice no a un futuro già scritto: la morte del padre offre a entrambi l'occasione per mettere a nudo un rapporto conflittuale mai chiarito.
Il confronto tra fratelli corre sul filo del telefono: non si rivedranno mai di persona. E mentre riemergono vecchie ferite, le ragioni dell'uno si confondono nei motivi dell'altro: "Lo vedi che hai bisogno di correggere i ricordi, Matteo?"
Però, se il passato non può essere riscritto, può almeno essere riletto. Prodigus e suo fratello si sforzano di immaginarne uno diverso, non ostile, mentre sullo sfondo resta un convitato di pietra: il padre.
lI tempo è un gran dottore, si sa, può cambiare i ricordi e modellarli. Ma i due "più che nemici erano fratelli". Non c'è miglior motivo per ricominciare. Scopriranno insieme che, se partire vuol dire libertà, tornare significa radici. E che, a volte, può essere bello riscoprirsi figliol prodigo.
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